La guerra di Putin rappresenta anche un disastro ambientale, per l’Ucraina e per il mondo.
Ben 11 milioni di ettari di foreste sono a rischio. I bombardamenti rilasciano nell’aria metalli pesanti e sostanze cancerogene. Dispersioni radioattive possono avvenire intorno alle centrali nucleari.
Il maggior prezzo del gas sta anche determinando, in questi mesi, un aumento del consumo di carbone, con il corrispettivo aumento delle emissioni inquinanti (circa il 6% in più).
Certo, la guerra spingerà l’Europa verso una più rapida transizione energetica oltre i combustibili fossili. Ma per il resto del mondo potrebbe accadere il contrario. Anzitutto, se l’Europa assorbirà sempre più gas naturale liquido americano, altri paesi che oggi se ne servono potrebbero virare verso il carbone.
La stessa Russia, che vale il 5% delle emissioni globali di carbonio, nei prossimi anni non farà passi avanti per la decarbonizzazione, tanto più se perderà il mercato europeo. (A proposito, non fidiamoci di chi dice che venderà facilmente altrove: le infrastrutture per farlo sono difficili da costruire).
La soluzione? Una sola: fare di più e meglio qui in Europa. Accelerare nella transizione ecologica non solo per emettere meno carbonio qui, ma anche per affermare nuove tecnologie a basso impatto che possano rapidamente diffondersi nel resto del mondo, a cominciare dall’Africa.